presenta:

 

 

PROLOGO

 

 

Lungo le coste del Portogallo. Poco tempo fa.


C’è un solo modo per definire questo posto: a pezzi. Qui non molto tempo fa sorgeva un’isola, una parte del mitico continente perduto di Atlantide. No, non l’Impero sottomarino popolato da uomini dalla pelle blu (e talvolta verde), parliamo proprio del continente che un tempo, oltre 20.000 anni si stendeva tra Europa e Americhe, lo stesso di cui parlano le leggende che molti credono essere solo favole senza un fondamento di verità.

Su quest’isola, portata alla superficie da sconvolgimenti tellurici e dalle azioni di uomini malvagi, aveva trovato collocazione Attilan, la città del popolo degli Inumani, almeno fino a che una truppa di mercenari non l’ha attaccata.

Ora alla vista di una spedizione di soccorso dell'O.N.U. si offrono solo macerie e soldati morti e feriti. Mentre è intento a prestare aiuto per quanto può, uno degli addetti ode una flebile voce da sotto dei detriti, un lamento flebile, ma indiscutibilmente proveniente da una persona ancora viva.

Febbrilmente, lui ed altri suoi colleghi riescono a sgomberare le macerie e trovano sotto di esse un uomo. Basta un’occhiata per rendersi conto che è gravemente ferito.

“Mio Dio, guarda il suo braccio.”

“Presto: chiamate l’elicottero, deve essere portato subito in ospedale o…”

La frase rimane a mezz’aria mentre una barella viene caricata su un elicottero che quindi decolla immediatamente verso il più vicino ospedale “Ehi lo riconosco.” Dice uno degli uomini sull’elicottero “È un pezzo grosso dell’esercito russo. Si chiama… aspetta… Stalyenko, credo…”

“Beh chiunque sia…”, dice uno dei paramendici “Ha avuto fortuna a sopravvivere finora, ma se vuoi il mio parere, anche se se la caverà dovrà dire addio a quel braccio.”

 

Alcune ore dopo, Yuri Sergeievitch Stalyenko riapre gli occhi e subito si trova di fronte ad un uomo con un camice bianco. Un dottore… un medico… è in ospedale? Si, certo… l’ultima cosa che ricorda è un muro che gli crolla addosso. È andato tutto storto, ma almeno è ancora vivo. Un momento… cosa sta dicendo quel dottore? Cosa c’è che non va nel suo braccio sinistro?

Mi dispiace Generale Stalyenko, ma il suo braccio era conciato molto male" sta dicendo in quel momento il dottore "Non abbiamo potuto fare altro che amputarlo. Davvero mi dispiace."

Stalyenko tace, è come se non l’ascoltasse, apre le labbra, ma non riesce a pronunciare nemmeno una parola, poi volta la testa contro il cuscino.

Il medico esce dalla stanza. Non è la prima volta che lo vede: puro e semplice shock. Forse la cosa migliore è che il paziente abbia un colloquio con uno psicologo od uno psichiatra.

Nella sua stanza Stalyenko riflette: se il dottore potesse vederlo adesso vedrebbe nel suo volto non sconcerto o terrore, bensì una fredda
determinazione. A questo punto, pensa, non può più indugiare, deve trovare l'arma “perduta” in Siberia e deve farlo nel più breve tempo possibile. Da tempo ha un piano in mente e per riuscire ad attuarlo ha forgiato alcune alleanze clandestine. Rischia di mettere in gioco tutto, È vero, in primo
luogo la sua carriera, forse anche la sua vita... ma non gli importa. Farebbe di tutto per la sua patria, per ridarle la sua antica gloria e, perché negarlo, per il suo stesso potere.

Ce la metterà tutta ed uscirà al più presto da questo ospedale, poi darà il via alla sua operazione.

Non importa il prezzo od il tempo necessario: vincerà, è il suo destino.

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GUERRA E PACE

 

(PARTE QUARTA)

 

Di

 

 Fabio “Tolstoi” Volino & Carlo “Ceckhov”Monni

 

 

Siberia Occidentale. Interno di un’installazione segretissima della defunta Unione Sovietica.

 

Avremmo dovuto pensarci prima, riflette amaramente il Guardiano d’Acciaio, se c’erano in giro un Ipsilon Red ed un Omega Red, perché non pensare che esistessero altri supersoldati marcati ciascuno con una lettera dell’alfabeto Greco ed eccoli lì davanti alla Guardia d’Inverno, schierati in formazione da battaglia: 23 guerrieri compreso Omega Red, 23 macchine di morte virtualmente inarrestabili frutto di uno dei tanti esperimenti sovietici per produrre delle armi umane.

Questo fallì, non sembra avere molta importanza sapere perché adesso, e questo piccolo esercito è rimasto in ibernazione sino ad ora quando Yuri Stalyenko ha provveduto a risvegliarlo.

“Questa è la vostra fine Guardiani.” proclama Stalyenko da un altoparlante “I miei guerrieri vi schiacceranno e poi mi aiuteranno a restaurare la gloria dell’Unione Sovietica.”

“Tu sei pazzo, Yuri Sergeievitch!” gli grida il Guardiano d’Acciaio “Non puoi controllarli, hai solo ottenuto di portare distruzione alla Russia e forse anche al mondo intero!”

“Tu credi? Ti sbagli, io ce la farò. Loro mi daranno il potere e con esso darò a me stesso ed alla Rodina la supremazia che meritiamo…ma tu non ci sarai per vedere quel giorno… perché sarai morto. Uccideteli tutti… Adesso!”

 

Immaginatevi 23 guerrieri creati appositamente per essere inarrestabili macchine di morte, dotati di superpoteri e quasi invulnerabili e potrete immaginarvi il guaio in cui Guardia d’Inverno comprende di trovarsi.

Qualcuno ha detto che la stoffa degli eroi si dimostra dinnanzi alle circostanze più avverse. Questi uomini e donne che compongono il supergruppo nazionale della Russia reagiscono al pericolo nell’unico modo possibile: combattono. In mezzo a loro il Guardiano d’Acciaio li sprona principalmente con il suo esempio. Tra tutti loro è praticamente l’unico senza superpoteri. Le sole cose su cui può contare sono: una forma fisica pressoché perfetta, un addestramento eccellente ed alcuni gadget… e non dimentichiamo una determinazione ed una volontà fuori dal comune. La stessa volontà e determinazione che lo spingono a combattere contro nemici apparentemente imbattibili senza perdersi d’animo e spronando i suoi compagni.

E loro ce la mettono tutti: l’androide Vostok usa i suoi poteri sulle cose meccaniche per influenzare, o almeno provarci, gli impianti bionici dei guerrieri, ma ciò non basta a fermarli. Le illusioni di Fantasma si rivelano praticamente inutili contro chi sembra non provare emozioni. Vanguard usa il suo potere per respingere gli attacchi degli avversari, ma non riesce ad andare oltre una semplice azione difensiva; i nemici sono semplicemente troppi.

E Katrina Bulikova? È troppo confusa riguardo se stessa e quello che sembra essere diventata per provare a fare qualcosa. Appoggiata ad una parete guarda lo svolgersi della battaglia senza riuscire a muoversi.

Nonostante tutti gli sforzi, la Guardia d’Inverno sembra destinata alla sconfitta, quando, improvvisamente ecco entrare in gioco un nuovo fattore, anzi due.

Un lampo d’energia spazza tre assalitori lontano dal Guardiano d’Acciaio mentre una familiare figura in armatura rossa si fa largo nella caverna: la Dinamo Cremisi.

“Sembra che sia arrivato appena in tempo per dare una mano.” Dice il nuovo arrivato.

Il Guardiano d’Acciaio lo guarda sorpreso.

“Tu… non sei Shatalov… sei…”

“Si sono proprio io, hai indovinato, ma ne parleremo dopo, ora pensiamo a questi tizi.”

“Giusto!” proclama un’altra voce “Non perdiamo tempo.”

Powersurge! È arrivato anche lui. Il Guardiano non perde tempo a chiedersi come abbia fatto ad arrivare fin lì: la cosa più importate è che ora, coi nuovi alleati, le sorti della battaglia possono cambiare. Si concede un sorriso… che gli muore in gola quando delle spire di metallo si stringono attorno al suo collo e lui si sente sollevare da terra.

“Di te mi occuperò personalmente.” Proclama la voce beffarda di Omega Red.

 

 

All’esterno dell’installazione.

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Il freddo non significa molto per lui: quello è il suo elemento, qui si sente a casa. Ha dimenticato il suo passato, ha lasciato dietro di se la sua umanità ora c’è solo la Tigre Siberiana.

Un istinto a cui non sa dare un nome l’ha portato fin qui. In qualche modo che non sa spiegare, sa che dentro quella montagna ci sono i suoi amici lui deve aiutarli.

In un lampo è vicino all’entrata, poi, di colpo, si arresta. Le sue orecchie si drizzano ed il suo capo si muove in una direzione alla sue spalle. È come se stesse ascoltando qualcosa che le comuni orecchie umane non possono sentire, qualcosa che giunge direttamente a ciò che rimane della sua coscienza, una sorta di richiamo, dapprima, un sussurro che poi cresce fino a diventare un vero e proprio coro, un grido collettivo rivolto a lui:

“Abbandona gli umani… entra nel tuo vero mondo… unisciti ai tuoi simili!”

 Tigre Siberiana esita per qualche istante, poi sceglie di non resistere al richiamo, dimentica ogni altra cosa e si allontana nel bianco infinito.

 

All’interno della montagna. Sala di controllo di Stalyenko.


Il Colonnello Generale Yuri Sergeievitch Stalyenko sorride soddisfatto. Non poteva esserci test migliore per il suo esercito: la Guardia d'Inverno, i campioni della Russia sono alle corde. Tra pochi minuti non esisteranno più ed ogni ostacolo ai suoi piani sarà definitivamente rimosso.

Si sta crogiolando ancora nel suo autocompiacimento, quando all’improvviso uno snello braccio di donna gli cinge il collo ed una voce che lui ben conosce gli si rivolge con tono freddo:

“Dimmi perché non dovrei ucciderti subito compagno Generale.”

“Yelena?” c’è genuino stupore nella voce di Stalyenko. Yelena Belova, l’autoproclamata nuova Vedova Nera, fiore all’occhiello del G.R.U.[1] non doveva essere qui Come a fatto a…

“Vazhin” mormora Stalyenko caricando quel nome con tutto il disprezzo possibile “È stato lui a mandarti qui, vero? A metterti contro di me.”

“Non hai ancora risposto alla mia domanda Yuri Sergeievitch”

Stalyenko sa, senza bisogno di vederlo, che contro la sua tempia è puntato il cosiddetto morso di vedova. A quella distanza non potrebbe non ucciderlo se caricato alla massima potenza.

“Non lo farai Yelena. Non avrai mai il coraggio di uccidere il tuo mentore.”

“Un mentore che ha tradito la Rodina”[2]

“No, non è vero: io sto cercando di riportarlo alla sua vera gloria, devi credermi, lascia che ti spieghi”

La Vedova allenta la sua presa e Stalyenko tossisce e si porta la mano alla gola. Fa qualche passo avanti incespicando… poi si gira di scatto. Nella sua mano una piccola pistola con cui spara verso una sorpresa Yelena. Forse è colpa della fretta o forse è Yelena che è riuscita a scostarsi, fatto sta che la pallottola trapassa la spalla sinistra della ragazza che cade a terra

Stalyenko le si avvicina, un sorriso amaro sul suo volto.

“Ah, mia povera piccola Vedova Nera…” le dice “… non immaginavi che potessi essere così veloce, vero? Dopotutto sono un povero grasso, storpio burocrate. Sappi che non sono sempre stato dietro una scrivania. Ero il primo nel mio corso di  tiro e mi sono sempre mantenuto in allenamento da allora. Mi dispiace molto che sia finita così, sai? Sei stata la migliore allieva del Progetto Vedova Nera… dopo la Romanova naturalmente… e nutrivo grandi speranze su te, lo confesso.”

“Speranze di potermi manipolare…” C’è amarezza nella voce di Yelena.

“Sei sempre stata così fiduciosa nei tuoi superiori…in me… così pronta ad obbedire agli ordini, l’agente perfetto. Peccato che hai scelto di allearti coi miei nemici e tradirmi.”

“Sei tu che hai tradito…”

“Dettagli. Dal mio punto di vista sto solo liberando la Rodina da un governo corrotto ed incapace di guidarla verso il suo giusto destino. Ora mi dispiace, ma temo che dovrò terminare questa conversazione… e la tua vita.”

Stalyenko appoggia la canna della pistola contro la fronte di Yelena, ma prima che possa premere il grilletto si ritrova a sua volta con la canna di una pistola puntata contro la nuca.

“Sarebbe un peccato uccidere una così bella ragazza non trovi?” gli si rivolge Maverick.

 

Caverna principale.

 

Lo scontro continua tra due gruppi ignari degli eventi che stanno accadendo nella sala accanto.

I 22 supersoldati del Progetto Rosso sono forse individualmente più forti della Guardia d’Inverno, ma questi ultimi, diversamente da loro, hanno imparato a lottare in squadra e questo comincia a fare la differenza.

“Indietro mie fidati compagni.” Esclama Perun “Lasciate che il dio del Tuono e della Tempesta dia una lezione a questi felloni.” Così dicendo Perun ruota la sua mazza provocando un vento che spazza indietro i “Red” dando un po’ di respiro ai suoi compagni.

“Ed ora amici miei, io dico: attacchiamoli!”

“Ben detto Perun!” replica Vanguard “Insieme possiamo sconfiggerli e lo faremo.”

 

Katrina Bulikova è rimasta in disparte finora cercando di venire a patti con i suoi nuovi poteri. In qualche modo ha acquisito delle capacità simili a quelle di Stella Nera… oppure no? E se fosse qualcosa di peggio? Se lei non fosse più un essere umano? Se la vera Katrina Bulikova fosse morta nella dimensione oscura e lei fosse solo un costrutto di energia oscura che ha assimilato la coscienza di Katrina Bulikova ed ora pensa di essere un vero essere umano? Questo pensiero la tormenta e la distrae forse fatalmente. Un paio dei supersoldati di Stalyenko, con inciso sul petto le lettere greche Delta e Theta, la assalgono.

Istintivamente Katrina tende una mano e rilascia spire di energia oscura che avvolgono Theta Red, poi approfitta dello sconcerto del suo compagno e riprova il gesto contro di lui creando, stavolta coscientemente, un bozzolo che lo ricopre totalmente.

Beh, pensa tra se, qualunque cosa mi stia succedendo, almeno posso usarla per difendermi e forse per aiutare la Guardia d’Inverno e credo proprio che dovrei farlo.

 

Omega Red ha saldamente nella presa dei suoi tentacoli il Guardiano d’Acciaio e lo solleva da terra.

“potrei ucciderti in pochi secondi rilasciando le mie spore mortali…” gli dice “… ma non sarebbe divertente. Penso che lo farò alla vecchia maniera.”

Così dicendo, sbatte il suo prigioniero contro una parete. Il guardiano stringe i denti, ma non grida ed Omega Red lo sbatte ancora una volta.

Il Guardiano d’Acciaio sa di non poter sopportare altri colpi, se continua così presto per lui sarà finita. Quest'uomo ne ha viste molte nella sua vita e non è certo uno che si arrende facilmente. Sa che deve agire subito e lo fa. Le sue mani raggiungono uno dei dischi appesi alla sua cintura e lo lanciano verso il viso di Omega Red, raggiungendo infallibilmente il bersaglio.

Sorpreso, il criminale perde la concentrazione ed allenta la presa dei tentacoli consentendo al Guardiano di liberarsi. Con l’audacia che lo ha sempre contraddistinto, l’eroe si lancia contro il suo avversario e prima che questi riesca anche solo a pensare di reagire gli sferra una serie di micidiali pugni al volto. La velocità è essenziale, pensa, il Guardiano, se Omega Red ha il tempo di rilasciare le sue micidiali spore mortali sarà la fine. Per sua fortuna, Omega Red è rimasto fin troppo sorpreso dalla vitalità del suo avversario e questa sua esitazione gli costa cara, perché il Guardiano lo incalza senza pietà ed alla fine ha la meglio: Omega Red crolla al suolo.

Questo sforzo ha un prezzo anche per il Guardiano d’Acciaio.  È sfinito e dolorante eppure continua a muoversi: i suoi compagni hanno bisogno di lui, deve aiutarli. La sua volontà è forte, ma la violenza subita dal suo corpo e lo sforzo per reagire sono stati troppo per lui. La fatica prevale e lui si inginocchia ansante. Nello stesso momento, purtroppo per lui, quattro “Red” lo circondano.


Nel frattempo, però, lo scontro furioso tra le due fazioni sta rischiando di mettere a dura prova la stabilità di questa montagna: crepe dapprima sottili, poi sempre più larghe si stanno aprendo sulle pareti e sulla volta.

 

Sala di controllo


Stalyenko è sinceramente sorpreso.

“Tu sei Maverick!” esclama “Come sei arrivato qui?”

“Ce l’ho portato io” risponde un’altra voce.

“Epsilon Red” esclama ancora Stalyenko “Peccato che non sei stato davvero ucciso da Wolverine.”

“Una bugia utile…” risponde Epsilon Red “… ma purtroppo sono stato costretto a lasciare le solitudini dello Spazio a causa delle tue macchinazioni… e del rapimento di mia figlia.”

Maverick preme più forte la sua pistola contro la nuca del generale e gli intima:

“A questo proposito, figlio di buona donna, ti conviene dirmi dove si trova Elena o ti apro un buco supplementare in testa.”

Sorprendentemente Stalyenko risponde con una risata.

“Uccidimi, Maverick, e non saprai mai dov’è Elena Ivanova.”

“Non fidarti di lui, Maverick” interviene Yelena rialzandosi faticosamente in piedi.

"Perché lo hai fatto, Stalyenko? Perché hai voluto liberare questo flagello?" chiede Epsilon Red "Non hai idea di ciò che hai causato".
"Al contrario Maggiore Ivanov...” Replica Stalyenko “… so benissimo cosa ho causato: l'avvio di una nuova rivoluzione che riporterà la Russia ai fasti di un tempo. Per farlo serve un’inarrestabile forza d'attacco e voi la state vedendo in azione:  nessuno potrà…”

Non riesce a dire “Fermarla” perché qualcosa lo colpisce facendolo cadere al suolo: il morso di vedova di Yelena Belova.

"La tua rivoluzione è finita" dice la ragazza.

Maverick le si avvicina.

“Come stai?”  le chiede “La tua spalla…”

“Non è una ferita molto grave.” Replica Yelena “Però ho  bisogno di qualcosa per fermare il sangue.”

Improvvisamente si ode un rumore cupo e la montagna inizia a tremare.


Sala principale.


Il Guardiano vede arrivare i suoi quattro avversari che si preparano ad attaccarlo. Se solo avesse avuto il tempo di riprendersi… non importa: deve trovare comunque la forza di reagire, di combattere.

Improvvisamente  quattro spire nere fuoriescono dal nulla ed avvolgono i quattro in un manto d’oscurità e quando questo, dopo pochi secondi, si dissolve, sono scomparsi.

L'eroe del popolo russo riesce appena a  dire:

"Laynia..."

Poi la  montagna inizia a tremare.


In qualche modo lo scontro devastante ha indebolito questa struttura, che ora sta per crollare.

“Fuori di qui!” urla il Guardiano d’Acciaio “Fuori, prima che sia troppo tardi!”

Non c'è tempo di pensare ad altro: bisogna solo fuggire finché si è in tempo.

 

La montagna crolla un attimo dopo che la Guardia d’Inverno è uscita.

Il Guardiano Rosso si volta a guardare la nube di polvere che si leva davanti a lui. Il gruppo dei cosiddetti Red, almeno quelli rimasti in piedi non si è mosso, è rimasto nelle viscere della montagna. Perché? Forse non hanno voluto abbandonare la sola casa che avessero conosciuto, forse avevano capito che non c’era veramente posto per loro nel modo di fuori o forse… chissà…forse non hanno mai conosciuto il concetto di libertà. Il loro mondo era limitato a
questa montagna ed ora il loro mondo non esiste più, sepolto sotto tonnellate di detriti, che forse ci vorrà una vita per scavare, sempre ammesso che si possa ritrovare qualcosa.

Improvvisamente dalla polvere emergono delle figure: sono Maverick e la Vedova Nera e con loro c’è un abbattuto Stalyenko.

“Le sorprese non finiscono mai.” commenta il Guardiano d’Acciaio “Così c’eravate anche voi.”

Dopo una veloce spiegazione reciproca, il Guardiano dice a Maverick:

“Hai detto che c’era anche Epsilon Red, che ne è stato di lui?”

“Non lo so, l’ho perso di vista. Spero che non sia rimasto sepolto dal crollo… e spero che la sotto non ci fosse anche sua figlia Elena. Non voglio nemmeno pensarci.”si volge verso Stalyenko “Sarò meglio per te che sia ancora viva altrimenti…”

<Ritengo logico presumere che Gospodina Ivanova non si trovasse qui…> commenta Vostok <… o altrimenti il Generale Stalyenko avrebbe usato i suoi poteri mentali per controllarvi.>

“Uhm… si… sembra logico.” Replica Maverick

“Ora togliamoci di qui.” Interviene il Guardiano “I nostri costumi saranno anche termici, ma non serviranno a lungo con questo tempo… per non parlare di coloro che non li hanno” conclude guardando Yelena e Stalyenko “Quanto al destino di Elena Ivanova… sono certo che Stalyenko ce lo rivelerà, se sa qual’è il suo bene.”

“Di questo puoi starne certo.” Proclama Maverick “Me ne occuperò io.”

Durante il viaggio di ritorno, il Guardiano d’Acciaio si rivolge ad una stanca e debilitata Yelena Belova:

"Ti ringrazio dell’aiuto, Giovane Vedova Nera.”

Yelena sorride. Proprio non riesce ad arrabbiarsi se il Guardiano la chiama così, sa che lo fa con affetto.

“Era mio dovere.” Risponde “Stalyenko era il mio capo e noi del G.R.U. sappiamo cosa fare coi traditori.”

“Immagino che ti daranno una qualche medaglia o una promozione.”La ragazza abbozza un sorriso: Capitano Yelena Kostantinova Belova, non suono male.

“Ed ora…” chiede nuovamente il Guardiano “… cosa vuoi fare? Continuerai coi tuoi giochi di spie?”

Un sorriso enigmatico è la risposta della ragazza.

 

Nuova Dimensione Oscura.


È stato un rischio per Stella Nera, ma doveva farlo: non poteva permettere che al Guardiano accadesse qualcosa di male. Tuttavia non potrà più fare una cosa del genere, se non vuole che la materia oscura invada nuovamente il piano terrestre. Si è assunta un compito immane, ma prima o poi sarà di nuovo libera… o almeno è ciò che spera.

 

EPILOGO UNO



Mosca, Il giorno dopo.


Stalyenko è stato consegnato alle autorità e portato in una prigione segreta. Per i membri della Guardia d'Inverno è tempo di bilanci. Sono cambiate diverse cose:  Katrina Bulikova ha rivelato di possedere strani poteri ed ora deve decidere cosa fare della sua vita; il Guardiano d’Acciaio ha scoperto un segreto ed ora deve decidere cosa fare di questa conoscenza  Dimitri Bukharin è tornato ad una vecchia identità  e mai come


ora si sente se stesso. Altri compagni sono dispersi, qualcun altro ancora potrebbe aggregarsi forse.

Però una cosa più di altre conta: che il gruppo è vivo e vegeto, nuovamente
sulla breccia e pronto per tutte le nuove sfide che si presenteranno.

 

 

EPILOGO DUE



Il piccolo e veloce aereo porta Maverick lontano. La sua missione non è finita: ha ancora una ragazza da ritrovare ed un debito da ripagare… e ci riuscirà, costi quello che costi.

 

 

EPILOGO TRE

 


Mosca, Piazza Rossa, 1955


"Ti è piaciuta la parata, Yuri?".

"Sì, papà. So già cosa farò da grande: sarò un soldato".

"Un soldato?".

"Sì. E renderò grande questa nazione. Farò della Russia la patria di tutti".

 FINE

 

 

NOTA DEGLI AUTORI

 

 

E così anche questa piccola saga è giunta alla fine. Che cosa ci rimane da dire al riguardo? Che speriamo vi sia piaciuta, che altro potremmo chiedere? -_^

Nel prossimo episodio un epilogo speciale alle vicende della Guardia d’Inverno: non mancate (almeno giustificherete i nostri sforzi -_^).


Fabio & Carlo



[1] Il servizio Informazioni delle Forze Armate Russe.

[2] Madrepatria in Russo.